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La mia storia

Sono laureata in Arte e Patrimoni della Cultura, Mindfulness Teacher specializzata nella conduzione di protocolli MBSR, Mindful Parenting e Reparenting, Deep Mindfulness e Compassion e mi occupo di formazione in azienda. Studio e pratico quotidianamente Vipassana e Compassion nella tradizione del Dharma, seguendo principalmente gli insegnamenti del Buddismo Theravada e Mahayana.

Da sempre sono affascinata dal mondo delle emozioni e del comportamento umano. Così in adolescenza mi avvicino al mondo della filosofia orientale e dell’arte con l’intento di studiare da diverse angolazioni l’essere umano.

Incontro la pratica di meditazione e lo yoga nel 2009 e, intuendo la potenza del percorso, inizio a praticare da sola in modo discontinuo e saltuario.

Così quando 3 anni dopo mi ritrovo in un periodo di grande dolore e incertezza, mi butto a capofitto nella meditazione convinta che questo avrebbe fatto scomparire quel trambusto di emozioni e pensieri che provavo.

Spoiler: non andò come avevo sperato; il trambusto interiore rimase e l’incertezza anche.

Cosa avevo sbagliato? Mi sentivo persa.

Quando ho smesso di lottare contro tutto quello che mi stava accadendo e mi sono aperta alla realtà dei fatti (anche se dolorosa) le cose sono cambiate. Ed è stato prezioso perché proprio da quel buio che finalmente avevo accettato, ho iniziato a vedere la luce.

Francesca Apruzzese - Insegnante di meditazione Mindfulness
Non voltare la testa.
Continua a guardare la tua ferita,
poiché è da lì che la Luce entra in te.

Rumi

La ri-scoperta della pratica

Rincontrai la pratica qualche tempo dopo, questa volta affidandomi ad un maestro.

E lì capii: capii che avevo frainteso la pratica.

La pratica non aveva a che fare con il preferire certe emozioni ad altre, o con l’essere in un determinato modo: calma e senza problemi, su una nuvoletta lontana da tutto.

La pratica ha a che vedere con il rilassarti con le cose così come sono. È darti il permesso di essere così come sei, è stare in ascolto e familiarizzare con il tuo mondo interiore e scoprire che anche se fuori c’è un gran casino, dentro di te c’è un luogo sicuro, caldo e sempre accessibile. È scoprire che non hai bisogno di cambiare i tuoi pensieri o le tue emozioni, ma vedere come cambiando la tua relazione con loro, le cose cambiano. è scoprire che oltre al giudizio, oltre ai pensieri, c’è di più.

Da lì ho iniziato a meditare in modo sempre più costante, fino a farla diventare la mia pratica quotidiana e il mio cammino.

Una delle scoperte più rivoluzionarie del mio percorso è stato vedere che dentro di me, di te, di ognunə di noi, ci sono già tutte le risorse di cui abbiamo bisogno.

Non hai bisogno di guardare fuori, hai bisogno di guardare dentro.

La metafora dello scultore

Provo a trasmettertelo con un’immagine (ma la via migliore è provare da te): hai presente cosa fa lo scultore per creare la sua opera?

Lavora il pezzo di marmo iniziale, studiandolo, osservandolo da più angolazioni e poi scolpisce, togliendo il superfluo dà alla luce la sua opera. Un’opera che, se ci pensi, è già contenuta nel pezzo di marmo iniziale, lo scultore la porta semplicemente fuori.

Ecco è la stessa cosa che intendo quando parlo di risorse: risorse che sono già tutte dentro di te.

Si tratta di portare alla luce tutto questo con un lavoro di fino e di pratica proprio come lo scultore porta alla luce ciò che già è contenuto nel pezzo di marmo stesso. Una forma unica e propria di quel marmo.

Siamo contenuti nella nostra stessa genialità.
Pensa a quanto toccare con mano questo senso di completezza possa influire nel relazionarci con noi e nel relazionarci con gli altrə.
Questo per me è straordinario ed è uno dei motivi che mi spinge ogni giorno a praticare insieme a te.

Essendo completi e contemporaneamente componenti di un insieme più vasto, possiamo cambiare il mondo cambiando semplicemente noi stessi. Se mi trasformo in un centro di amore e gentilezza in questo momento, forse, anche se in misura limitata ma non del tutto insignificante, ora il mondo può disporre di questo nucleo di cui era privo qualche istante prima.

Jon Kabat-Zinn